Aggiornato il 22 Aprile 2020 da Michela
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Uluru, un sogno che si realizza!
Curva dopo curva, chilometro dopo chilometro mi avvicino al centro dell’Australia denominato Outback.
La chiamano “Red Centre Way”, la via del centro rosso quella strada che porta ad Uluru….e da dove prende il nome è piuttosto palese.
La strada è lunga, l’asfalto è caldo ed emana un vapore che assomiglia ad un lontano miraggio.
Dune di una sabbia così rossa che acceca e così fine che quando la tocchi, la tua pelle si macchia di arancio.
Sabbia rossa e tanta vita
Ci sono cespugli di un colore grigio bluastro sparsi sul terreno come pallini a pois su una camicia rossa anni ’50; alberi che si stagliano magri sul suolo, quasi senza foglie con la corteccia liscia e bianchissima; camminando in queste distese si incontrano valli e antichi letti di fiumi oramai senz’acqua.
Nonostante questa sia considerata zona desertica ed il paesaggio è senza dubbio arido, la vita è ben presente ed adattata perfettamente alle condizioni climatiche difficili.
Se si presta abbastanza attenzione diventa chiaro che animali e piante qui nell’Outback australiano sono una presenza importante.
Non solo canguri, ma anche emu, dingo, dromedari, wallabi, serpenti, cavalli, scorpioni, lucertole, aquile…
Il simbolo dell’Australia nel mondo
Anni spesi a sognare questo posto, arrivo finalmente ad Uluru. L’emozione è grande, le lacrime non possono fare altro che scendere sulle guance mentre ce l’ho davanti ai miei occhi….è lì, immensamente grande, possente, fiero e circondato da un’aura magica e soprattutto non delude le mie aspettative che ho inutilmente cercato di mantenere basse durante i mesi passati mentre lentamente mi avvicinavo.

Uluru, il vero ed originale nome di questa montagna nel deserto australiano (o come denominato dai bianchi “Ayers Rock”), sorge in quello che ora è il parco nazionale Uluru-Kata Tjuta National Park e per entrare bisogna comprare un pass al costo di $ 25 per veicolo e valido per tre giorni.

L’ingresso al parco nazionale Kata Tjuta
Si ha così accesso non solo al sito di Uluru ma anche a quello di Kata Tjuta, un complesso di montagne fatte della stessa roccia di cui è composto Uluru (sandstone) e che si elevano dal terreno in forme cilindriche piuttosto inconsuete, seguendo diverse direzioni, il loro nome aborigeno significa appunto “many heads” ovvero tante teste e la descrizione è a mio parere perfetta!

I momenti migliori per godersi Uluru? Naturalmente alba e tramonto
Anche Kata Tjuta è meta di numerosi turisti durante l’anno, anche se molto meno sponsorizzato di Uluru ma credetemi altrettanto spettacolare.
L’alba ed il tramonto visti in entrambi i siti sono imperdibili e piuttosto facili da osservare grazie ai parcheggi costruiti in determinate zone considerate le migliori per assistere a questi due speciali momenti della giornata.
L’unico problema? Dovete svegliarvi presto e quindi uscire prima del sorgere del sole con temperature che arrivano anche sotto zero.

I colori di Uluru e Kata Tjuta
Quello che attrae il turista è certamente la spettacolarità regalata dal cambiamento di sfumature sulla roccia di Uluru e Kata Tjuta: fenomeno che è in realtà dovuto non alla composizione chimica della roccia stessa, ma piuttosto dall’atmosfera terrestre e dai raggi solari che la attraversano.
Questi venendo riflessi in modo diverso dalla superficie delle montagne, creano gradazioni di un rosso quasi accecante durante il tramonto, un delicato rosa all’alba e inoltre arancio, viola, bluastro e marrone.
Voglio evitare di cadere nello stereotipo del “turista medio” che si reca ad Uluru solo per tramonto, alba ed arrampicata sulla cima della montagna; voglio viverla quest’energia che sembra permeare ogni roccia, albero, cespuglio che circonda e crea questo luogo mistico.
Uluru, Kata Tjuta e la tribù aborigena Anangu
Sarà che ho immaginato e sognato di venire qui per tanto tempo e forse la mie aspettative sono cresciute ad ogni chilometro percorso per arrivare qui e percepisco questi luoghi sacri come mistici, così antichi che la memoria dell’uomo sarebbe andata persa se non fosse per le storie passate di persona a persona tramite i racconti all’interno della tribù aborigena Anangu.
Uluru è considerato il più grande monolite al mondo e nonostante la sua elevazione dal terreno sia di 348 metri, sotto la superficie del suolo ne risiede il resto: geologi sostengono appunto che la maggior parte di questa formazione rocciosa si estenda per centinaia di metri sottoterra.
La passeggiata intorno ad Uluru
La circonferenza di Uluru è di 9.4 km intorno alla quale è stato creato un percorso, una facile camminata completamente piana che guida i visitatori alla scoperta di questo sito aborigeno sacro alla popolazione Anangu.
Anangu è la tribù che originariamente risiedeva qui e che ancora oggi celebra i propri riti sacri tra le rocce ed insenature di Uluru: questi riti hanno il dovere di proteggere questa zona dalle minacce e mantenerne la sacralità e fertilità. Una tradizione questa, antica almeno 20.000 anni e strettamente legata al tempo dei sogni “Dreamtime”, durante il quale l’universo fu creato.

È fondamentale avere rispetto e coscienza
Ci sono pannelli informativi posti in determinati luoghi del percorso con preziose ed interessanti informazioni sulla storia aborigena di Uluru e degli Anangu; sono descritte le storie e miti provenienti dal Dreamtime e dalla cultura madre di questa terra: inoltre sono illustrati la geologia, flora e fauna presenti in queste zone.
Durante la camminata si arriva in luoghi stupendi come, credeteci o no, un piccolo lago che sorge in un’insenatura della roccia e che è frutto delle copiose piogge che raramente si abbattono qui.
Acqua ad Uluru: fonte di vita ed equilibrio
L’acqua sulla cima di Uluru scende e crea una cascata che con il passare del tempo ha lasciato una larga macchia nera sulla roccia e che è composta da organismi come alghe e funghi.
Queste striature sono comuni sulla superficie di Uluru e Kata Tjuta e testimoniano la presenza di acqua che richiama oggi come allora canguri, dingo ed emu.

Gli aborigeni cacciavano questi animali in modo saggio e mantenendo un equilibrio naturale, uccidendo solo quello che serviva alla tribù e cercando di non spaventare gli altri animali così da farli ritornare negli stessi luoghi senza timore.
Dipinti di queste scene di caccia e del tempo del Dreamtime sono ancora presenti.
Venivano usati dagli anziani e adulti per insegnare e tramandare conoscenza ai più giovani.
Questi siti sono ora conservati lontano dalle mani curiose dei turisti anche se purtroppo molto spesso alcuni se ne infischiano e sorpassano le recinzioni pur di scattare una foto all’arte rupestre e farsi qualche selfie…

Il turismo di massa
Molti turisti decidono inoltre di fare l’arrampicata per raggiungere la cima di Uluru, nonostante questa pratica vada contro la tradizione aborigena degli Anangu, che appunto non apprezzano il gesto.
Ci sono cartelli lungo il percorso e alla base dell’arrampicata, scritti in diverse lingue e che invitano i turisti a non farla in segno di rispetto per questi luoghi sacri.
Purtroppo questo “fin troppo gentile” invito non smuove le coscienze di tutti e tanti, troppi decidono di procedere in ogni caso, a volte lasciandoci anche la pelle.

Negli anni ’50/’60 Uluru cominciò a diventare meta turistica grazie all’accesso al sito tramite una strada sterrata e alla costruzione di un motel. Bus e jeep cominciarono ad arrivare sempre più numerosi con turisti da tutto il mondo.
Fu costruita questa arrampicata che tutt’ora risale il lato meno ripido della montagna, con pali in metallo fissati al terreno e catene che permettono una salita meno rischiosa.
Difesa e conservazione della cultura aborigena
Circa 35 persone sono morte nell’intento di raggiungere la cima, spinte dal forte vento o stroncate da attacco di cuore…
Tutto ciò non è servito a persuadere turisti ad evitare l’arrampicata, ed è chiaro che fino a che questa non verrà chiusa, persone continueranno ad infrangere il volere degli Anangu e violare la sacralità di Uluru solo per godersi un bel panorama.

La mia opinione su questo è molto forte, il percorso per la cima va chiuso: i pali e le catene rimossi, no discussioni, no se o ma…a volte il rispetto deve andare oltre ciò che crediamo importante per noi.
Fortunatamente qui in Australia ho notato che la cultura aborigena è protetta e lo sta diventando sempre di più nonostante i forti contrasti e problematiche che ancora sono prominenti tra bianchi ed aborigeni.
Il sito di Kata Tjuta
Anche il sito di Kata Tjuta è un luogo sacro per gli aborigeni ed allo stesso tempo un’incredibile bellezza della natura!
È possibile ammirare Kata Tjuta in tutta la sua particolare bellezza percorrendo il sentiero che porta intorno a queste strane montagne dalla forma di giganteschi bruchi che fuoriescono dal terreno o con la forma di tante teste: il nome aborigeno di Kata Tjuta deriva appunto da questa descrizione.
Queste 36 formazioni rocciose sono il frutto di erosione, come accadde per Uluru, e coprono una superficie di circa 22 km quadrati: la cima più alta è 546 metri.
Anche qui in Kata Tjuta è presente una fonte d’acqua racchiusa in una gola tra due alte pareti rocciose: il flusso di un piccolo fiume che scorre quando piove, rende questo luogo una zona verde con cespugli ed alberi e luogo di rifugio per wallabi, canguri, dingo, lucertole ed altri animali che vivono nell’area.
Personalmente ho trovato Uluru e Kata Tjuta estremamente interessanti, impregnati di cultura ed energia e grazie ai quali si gode della vista di paesaggi e colori non comuni.

Il centro culturale Uluru-Kata Tjuta Cultural Centre
La mia esperienza in questi luoghi è arricchita da una visita di un paio di ore al centro culturale che sorge non distante dal sito di Uluru e nel quale è esposta cultura ed arte aborigena, con documenti, scritti, video e dipinti che regalano un quadro più chiaro delle origini sacre e della spiritualità che ne fanno parte.
Emozionata lascio il parco nazionale, rimettendomi alla giuda ed allontanandomi da quello che è stato un evento importante nella mia vita.
Mi ha in qualche modo cambiata dentro e spero mi renderà una persona migliore, con ancora più rispetto per le altre culture, permettendomi di guardare ciò che mi circonda con occhi diversi, più attenti, curiosi e consapevoli.
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Ciao!
Sono una ragazza che fin da piccola sognava tanto e desiderava scoprire il mondo, nei suoi luoghi più lontani, nelle sue culture così diverse fra loro e nelle sfaccettature di tante vite diversa dalla propria. La decisione di “fare qualcosa di insolito” come lo è fare la valigia ed andarsene senza un piano ben preciso, ci catapulta in un mondo che vedremo, che lo si voglia o meno, con occhi diversi.
Le prospettive cambiano, la percezione delle cose cambia…
Intorno Sottosopra è il mio viaggio personale nel mondo
2 Comments
Whispering Gums
Bellissime fotografie! I love seeing these places through your eyes Michela.
Michela
Thank you! I always hope I can give back to people who see my photos some emotions, at least part of what I feel 🙂
Thanks again, take care